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Buongiorno. Sto seguendo un corso inerente il counseling all'interno della facoltà di psicologia. Questa professione mi entusiasma molto. Vorrei avere una chiarificazione nella differenza che c'è tra domande aperte e domande chiuse. Grazie per l'attenzione.
Ciao Anna, prima di tutto si impone una breve riflessione sul perché, a partire dalla quotidianità, facciamo domande. Prima di tutto per ottenere informazioni dagli altri: possiamo farlo sia per semplice curiosità sia per conoscere più pienamente le altre persone. E' proprio questa seconda motivazione che dovrebbe spingere il counselor a chiedere informazioni al proprio cliente. Ma non solo.
Messa al bando la semplice curiosità, è importante sottolineare di come la possibilità di formulare domande sia un vero e proprio strumento di lavoro per il counselor. Strumento per: ottenere informazioni, manifestare il proprio interesse nei confronti del cliente, incoraggiarlo nel dialogo (e quindi nell'esposizione dei suoi problemi), identificare delle aree di disagio, chiedere conferma a risposte già fornite nonché aumentare il livello di intimità con il cliente stesso.
Venendo allo specifico della tua domanda: la tipologia della domanda chiusa richiede in linea di massima semplicemente un sì o un no. Talvolta una risposta molto breve e specifica. Come è facile intuire, le domande chiuse non danno molta libertà di scelta e quindi creano di conseguenza poche opportunità. Il counselor dovrebbe usarle solo quando ha necessità di avere informazioni precise, quasi sempre finalizzate ad una miglior comprensione di quanto viene esposto dal cliente. Poiché lo svantaggio sta nel non favorire una comunicazione riflessiva, tali domande dovrebbero essere evitate nel processo di counseling quando non sono strettamente necessarie. Uno dei primi obiettivi del counseling dovrebbe proprio essere quello di favorire il cliente in una esplorazione riflessiva delle proprie aree di disagio o di preoccupazione.
Le domande aperte invece forniscono al cliente l'opportunità di rispondere in base ai propri tempi nonché di chiarificare maggiormente (a se stessi e al counselor) e più in profondità determinate tematiche. Oltre alla 'bontà' della domanda è essenziale per il counselor ascoltare attentamente la risposta e restare nella struttura interna di riferimento del cliente.
Sia per le domande aperte che per quelle chiuse sarebbe da evitare l'interrogazione con il perché ad inizio frase. Spesso infatti è problematico se non impossibile ottenere una risposta soddisfacente. Inoltre tali domande - così formulate - rischiano di essere percepite come accusatorie dal cliente favorendo una sua messa sulla difensiva.
Sperando di esserti stato di aiuto, ti auguro un buon proseguimento dei tuoi studi.
Tommaso Valleri
Disclaimer: le informazioni contenute rappresentano le conoscenze attuali circa l'oggetto delle domande alla data della
pubblicazione del documento (28/06/2009). Non viene garantito che quanto qui indicato possa valere od essere accurato dopo la data di pubblicazione.
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titolo: Processo di counseling: domande aperte o domande chiuse?
curatore: Tommaso Valleri
data di pubblicazione: 28/06/2009
tags: counseling, domande aperte, domande chiuse, tommaso valleri
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