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Counseling Day 2023


 
E ora... l'altra gamba!Il Presidente Napolitano ha firmato lo scorso 13 agosto il Decreto di riforma delle professioni ordinistiche, con perfetto rispetto della scadenza fissata dalla legge n. 148 del 14 settembre dell'anno scorso ed evitando così la decadenza di tutte le norme sugli ordini incompatibili con i principi fissati dalla legge. Non sappiamo se sia la prima volta che una scadenza venga rispettata dal Parlamento, certo è cosa rara ed è merito del Governo Monti e, nello specifico, del Ministro Severino.

Sul tema della riforma delle professioni ordinistiche ci siamo intrattenuti nel numero di Luglio, quando era ancora fresco di stampa lo schema del decreto licenziato dal Consiglio dei Ministri, schema che doveva passare al vaglio del Consiglio di Stato e delle Commissioni di Camera e Senato. Vogliamo tornarci affrontando il tema da un punto di vista più generale: i quotidiani hanno già esaurientemente esplorato i singoli articoli e commentato le molte modifiche introdotte allo schema originale.

Intanto va evidenziato il metodo di lavoro messo in atto per giungere a licenziare una riforma, certo parziale ma non banale. Dopo aver ascoltato con lunghi e approfonditi incontri a livello tecnico i soggetti istituzionalmente interessati alla materia, forse compiendo l'errore di limitarsi a quelli non costituiti su base rappresentativa volontaria, l'esecutivo si è preso la responsabilità di decidere. Per questo è stato pesantemente criticato dai fautori della concertazione puntigliosa su ogni dettaglio dell'articolato che sembra abbiano dimenticato l'inutilità di trenta anni di tavoli di lavoro, dalla Commissione Perticone in poi, ai quali pure hanno partecipato con enorme dispendio di tempo e senza giungere a nulla.

In altri termini, l'abbandono del metodo concertativo ha permesso di pubblicare sulla Gazzetta Ufficiale, nel rispetto dei tempi, un buon decreto presidenziale. Speriamo che il metodo, visto il successo, divenga il normale modo di operare anche dei prossimi Governi 'politici'.

Il vero, grande, risultato della riforma, che viene fuori, pur timidamente, dai singoli articoli, è che l'ispirazione di fondo del Decreto è la trasposizione nel nostro ordinamento del concetto europeo di professione: concorrenza in quanto attività economica, efficienza in quanto motore di sviluppo del Paese, abbattimento delle rendite di posizione in quanto socialmente inaccettabili. La timidezza è il frutto delle spinte vigorose messe in atto, purtroppo con buon successo da molte parti, al fine di circoscrivere l'ampiezza del rinnovamento.

Ma il dato è tratto. Sarà difficile sentire ancora che la concorrenza fa male alle professioni e imperniare nuovi provvedimenti su nuove protezioni e nuove riserve. Lo hanno capito tutti i vertici degli ordini professionali, tranne quello degli avvocati che ancora in questi giorni stanno inseguendo il Parlamento, addirittura chiedendo la legislativa in commissione, per l'esame della loro scandalosa (contro) riforma forense: restaurazione delle tariffe, estensione delle riserve alla consulenza legale, niente pubblicità, etc.. E' vero che il PDL 2 (Partito dei Legali) è il più forte in parlamento, ma un limite alla decenza ci deve pur stare!

Il pilastro della riforma è la formazione continua obbligatoria. Noi lo riteniamo un nostro grande successo che da solo ci ripaga dei dodici anni di duro lavoro, a tutti i livelli, spesi per farne comprendere l'importanza. Siamo stati i primi a parlarne in Italia, siamo stati i primi a praticarla in modo organico; se non fosse altro che per l'esperienza pregressa, siamo sicuramente i soggetti più qualificati per porla in essere. L'articolato in Gazzetta dice che la formazione potrà essere erogata dagli ordini, ma anche da non meglio definite 'associazioni di iscritti agli albi'.

Noi crediamo che, anche nel breve, questa previsione andrà meglio precisata riconsegnando la formazione continua alle nostre associazioni professionali che hanno quelle caratteristiche: c'è ne sono tante e di ottimo livello.

Con l'approvazione di questa riforma, dovrebbero definitivamente perdere di senso, posto che l'abbiano mai avuto, le opposizioni e i blocchi al provvedimento in fase di approvazione (definitiva?) al Senato per la regolamentazione delle associazioni professionali che, piaccia o meno, sono la seconda gamba del sistema professionale. E con una gamba sola è difficile, oltre che stancante, restare in piedi a lungo!

Se è vero, come è vero, che il Governo ha improntato l'attuazione della legge delega sul riordino degli ordini sulla base dei concetti europei di professione, non è possibile che non sostenga con vigore anche questo provvedimento che, lo ricordiamo, è d'iniziativa parlamentare. Farlo diventare legge dello Stato nel prossimo autunno sarebbe un grandissimo risultato. Noi ci contiamo!

titolo: E ora... l'altra gamba!
autore/curatore: Giuseppe Lupoi
argomento: Politica professionale
fonte: Il Giornale delle Partite IVA, Anno 4, Numero 21, Settembre 2012, p. 18
data di pubblicazione: 11/09/2012
keywords: riforma, ordini, riconoscimento associazioni

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